ventitreesima edizione

2) L'Annuario

< Torna al Sommario

Fecondazione assistita dibattito acceso
di Caterina Caltagirone
Il Dott. Nino Guglielmino

“Una legge crudele” è stata definita dalle donne quella in discussione al senato sulla fecondazione assistita, una legge oscurantista e discriminatoria contro la quale si sono levate le voci, non solo dei movimenti femminili, ma di tutta la società civile che ha travalicato anche gli schieramenti politici. Ne abbiamo parlato con il dott. Nino Guglielmino (nella foto), responsabile del centro per la riproduzione assistita Hera di Catania.
- Quattro milioni le firme raccolte,quale il motivo secondo lei?
“La solidarietà dimostrata ha travalicato l’essere più o meno coinvolti dal problema. Le implicazioni per esempio, riguardano i portatori di malattie genetiche che devono mettere al mondo bambini malati perché non possono più saperlo prima attraverso le diagnosi prenatali. Questi soggetti, tra cui, ricordiamo ci sono i portatori sani di talassemia, tra abortire e non fare figli spesso scelgono la seconda via. Tutte queste coppie attraverso la diagnosi genetica di reimpianto, una tecnologia messa a disposizione dal mondo della riproduzione assistita e dalla biologia molecolare, due punte di diamante della ricerca, potevano evitare il rischio d’aborto”.
- Tra l’altro anche in questo caso si discrimina…
“Sì, tra fertili e infertili, e invece siamo irremovibili su questo punto: sia che si vada al referendum o si modifichi la legge, tutti i portatori sani di malattie genetiche devono avere diritto ad accedere alla diagnosidi reimpianto che è una tecnica sperimentata per la prima volta nel 1990 a Londra, praticata in maniera diffusa in tutto il mondo, che ha consentito la nascita di milioni di bambini sani”.
- C’è una sentenza famosa del giudice Felice Lima che ha suscitato scalpore qualche tempo fa…
“Si tratta di una sentenza per noi inverosimile che attribuisce ad un embrione di due o quattro cellule lo status d’adulto con tutti i diritti che ne seguono. La cosa molto grave e che la donna non ha potere di decidere per la sua persona e come essere umano e come paziente. Lo stato, infatti, impone a questa di farsi trasferire un embrione anche malato se ha fatto ricorso alle tecniche per la fecondazione assistita. Il medico a sua volta non può agire secondo scienza e coscienza ma deve fare ciò che la legge impone.
- E arriviamo alle cellule staminali…
“Mentre il mondo si muove verso la ricerca attraverso lo studio di queste cellule che potrebbero servire a sconfiggere malattie come l’Alzhaimer o il Parkinson, l’Italia decide di fermarsi per un principio teologico”.
- Poi c’è il quarto quesito referendario che riguarda la cosiddetta eterologa, cioè la possibilità per una coppia non fertile di ricevere ovuli o sperma da soggetti esterni alla stessa coppia…
“Si è fatto apparire questo metodo come un modo per dare la possibilità di partorire a donne al di sopra dei 50 anni d’età. Non è assolutamente vero! In dieci anni d’attività dal nostro centro sono passate migliaia di persone e l’età massima riscontrata è stata 47 anni e anche in questo caso è stata sconsigliata una gravidanza. Invece, abbiamo avuto migliaia di richieste da parte di coppie in età fertile che non possono avere figli perché hanno avuto tumori che hanno determinato sterilità a causa della chemioterapia. Quindi vi è un’implicazione di tipo sociale e non soltanto una scelta soggettiva. Gli unici paesi al mondo che vietano l’eterologa sono l’Arabia Saudita, l’Egitto e la Turchia. Gli altri Stati o la permettono o la disciplinano”.
- Quali le conseguenze di questa legge?
“Di fatto, chi ha la possibilità va a Barcellona o in Svizzera e ha risolto il problema. L’aspetto negativo è che si sottopongono tutte queste coppie a pratiche che costano molto di più. Quindi, si crea una disparità economica tra persone”.
- Cos’è cambiato nella realtà, qual è la percezione della legge da parte dei vostri pazienti?
“Tutti hanno capito che questa legge ha reso più difficile percorrere la strada per diventare genitori. Pochi sono quelli che l’hanno letta, ma la percezione è di un provvedimento che va contro chi ha problemi di fertilità. Per legge sono stati eliminati tutti coloro che hanno problemi di menopausa precoce e di cancro. I portatori di malattie genetiche o fanno aborti o se ne vanno all’estero. Le persone fertili che sono portatrici di Aids e che utilizzavano la riproduzione assistita per evitare di fare figli malati non esistono.
- A proposito dei tre ovociti, anche in questo caso si discrimina tra donne…
“Esattamente, infatti, una paziente che ha vent’anni ha molte più possibilità di una che ne ha quaranta che i tre ovociti diventino tre embrioni e quindi tre bambini. Quella di quaranta possibilmente non riuscirà a portarne avanti neanche uno e dovrà sottoporsi ad altri trattamenti. Quindi, la prima donna, nel caso non volesse tre figli ne dovrà abortire qualcuno, mentre la seconda sarà molto svantaggiata da questa limitazione”.
- Dott. Guglielmino cosa si augura per i suoi pazienti?
“Che questa legge sia spazzata via al più presto dal Parlamento o dalla gente attraverso il referendum anche se penso che dovremo attendere il 2005 affinché questo accada”.