ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Terra di arance

   
pagine a cure di Fabio Amore
(in collaborazione con l'ufficio P.R. editoriale)
Il sindaco, Salvatore Agnello

“Scordia è una città dinamica dal punto di vista economico che riesce a fronteggiare, almeno fino ad ora, una crisi diffusa in tutti i settori; la città, infatti, vanta punti di eccellenza nell’artigianato e nel commercio dei prodotti ortofrutticoli e agrumicoli, che permettono alla comunità cittadina una tenuta stabile”.
Così esordisce il sindaco Salvatore Agnello (nella foto), vincitore dell’ultima tornata amministrativa che ha visto il centro-sinistra riprendere la guida del Comune, nonostante che, per l’apparentamento al secondo turno elettorale di tutte le liste che si collocano nel centro-destra, non ha potuto usufruire del “premio di maggioranza”.
Salvatore Agnello, 44 anni, sposato, è padre di due bambine. Laureato in Sociologia all’Università di Napoli, dal 1983 al 1985 militò in Democrazia Proletaria e, negli anni successivi, è stato presidente dell’associazione culturale Nadir che ha esercitato uno stimolo culturale notevole nel paese nonché, per la proficua attività del compianto poeta e scrittore Salvo Basso, anche una notevole attività editoriale. Poi l’impegno con il comitato Prodi e il suo ingresso nella Giunta Milluzzo, come assessore allo Sviluppo economico, assieme all’amico Salvo Basso che fu assessore alla Cultura.
Il sindaco Agnello ha costituito una Giunta formata da rappresentanti di tutte le forze politiche della coalizione di centro-sinistra. Oltre Nino Pisasale, (assessore alle politiche per la promozione dello sviluppo economico, bilancio, patrimonio e personale) indipendente dai partiti, sono stati nominati, infatti, Domenico Simone (cultura, scuola, politiche giovanili, nuova municipalità) e Pino Azzarello (vice sindaco, assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici) entrambi del Prc, Rocco Burtone (sport, gestione e manutenzione impianti sportivi e protezione civile) dei Ds, Aurelio Corbino (ecologia e verde pubblico) della Margherita, e Pino D’Avola (solidarietà e rapporti con le associazioni di volontariato) del Pdci. Il sindaco si è riservato, oltre alle deleghe di sua stretta competenza nella veste di ufficiale di governo, i seguenti settori: polizia municipale, rapporti con il comprensorio, i distretti, i consorzi e le società partecipate dal Comune (Kalat-ambiente, Consorzio di sviluppo industriale Asi, e Agenzia di sviluppo integrato). Il Consiglio comunale ha eletto suo presidente il dott. Rocco Mario Manuele dell’Udc ed è formato da una maggioranza di tutte le forze politiche che si rifanno al centro-destra.

Il Palazzo municipale

È la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli e agrumicoli che soprattutto domina, com’è nella tradizione, l’economia di Scordia, nonostante la grave crisi che travaglia il settore. Di arance da tempo vive la gente di Scordia. È dagli anni Cinquanta che si è cercato di coniugare tradizione e innovazione. Il balzo in avanti si è avuto negli anni Ottanta, quando sono nate le grandi aziende agrumicole che oggi sono più di trenta. In esse si lavorano soprattutto le arance a polpa rossa che pongono il prodotto scordiense tra il più ricercato sui banconi della grande distribuzione.
“Dobbiamo occuparci seriamente del comparto agrumicolo, anzi rimetterlo al primo posto -afferma il sindaco Agnello. Il Coordinamento dei sindaci dei Comuni agrumetati deve cooptare al suo interno tutti gli operatori della filiera, perché facciano sentire la loro voce, anche a livello regionale e nazionale. In tutti i Comuni agrumetati, una crisi come quella che si sta registrando in questi mesi, che incide notevolmente nella vita quotidiana delle famiglie la cui economia si basa sull’agricoltura, non può lasciare insensibili le amministrazioni comunali”.
Non solo di agricoltura si sostanzia l’economia di Scordia; vi è l’artigianato che garantisce una discreta occupazione. Nella nuova zona industriale vi è un pullulare di aziende artigianali: vi sono fabbri, marmisti, mobilieri, falegnami, vetrai, tutti cresciuti nelle botteghe dei loro padri o alla scuola di bravi maestri. Sono questi artigiani, che hanno raccolto la sfida dell’innovazione con nuovi macchinari e nuovi materiali. Essi danno lavoro a qualche centinaio di operai e costituiscono un capitolo essenziale nel processo di sviluppo economico e sociale di Scordia.

La Colonna

“La città, inoltre, - dice il sindaco - tende ad inserirsi nel circuito turistico-culturale del Calatino. In ciò potrebbe essere di valido aiuto la vicinanza con Militello e Caltagirone, dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Per promuovere questa attività, però, bisogna riprendere in mano il bandolo della matassa della politica del recupero dei beni culturali ed architettonici. Investire, in termini di riqualificazione, così come stiamo facendo con il palazzo Modica, l’ex edificio della posta, il vecchio municipio, dove, al più presto, ritornerà la Biblioteca comunale. Tutti questi beni architettonici ricadano in piazza Umberto I, dove, tra breve, dovrebbe essere riaperta al culto la chiesa madre di S. Rocco. Poi l’avvio dei lavori di restauro della chiesa del Purgatorio e, tra non molto, anche della chiesa del Convento. Tutte operazioni architettoniche che dovrebbero avvantaggiare i flussi turistici verso il nostro paese”.
Scordia, infatti, col suo centro storico che va dal complesso del Convento dei Padri Riformati, al piano di S. Rocco e poi, attraverso il corso Vittorio Emanuele punteggiato da diversi palazzi gentilizi, fino alla Colonna e alla settecentesca chiesa di S. Maria Maggiore, possiede un impianto urbanistico di un rigoroso barocco, poco ridondante, ma pregevole. Si conservano, inoltre, nelle varie chiese opere pittoriche e scultoree tali da richiamare nella città delle arance più dolci del mondo l’interesse dei turisti.
“Alla salvaguardia dei beni culturali - afferma Agnello - c’è da aggiungere la difesa dell’ambiente. Stiamo approntando nel nuovo Piano regolatore il recupero di vaste zone del nostro territorio, come il parco della Cava, zona di grande valore storico-paesaggistico se si pensa che in esso fu costruito dal principe Branciforti il primo acquedotto cittadino e qui ancora oggi si conserva la fontana dove i nostri antenati attingevano l’acqua. Occorre riqualificare anche il parco della “Pignatazza” e quello di viale Aldo Moro, se vogliamo dare al nostro paese un aspetto decente, tale da presentare ai turisti un territorio che abbia i connotati dell’ordine, della pulizia e dell’interesse ambientalista”.
In questo cammino verso la creazione di una città più vivibile e aperta ai flussi turistici s’inserisce la promozione della cultura della legalità: “Dobbiamo fare in modo che si debellino quelle sacche di criminalità organizzata che, purtroppo, talvolta, turbano la vita cittadina - conclude Agnello -. Il protocollo di legalità con la Prefettura di Catania impegna l’Amministrazione in maniera chiara e netta su questo versante; da qui una stretta collaborazione con l’associazione antiracket “Nicola D’Antrassi”, le forze dell’ordine e le scuole, affinché l’educazione alla legalità diventi materia di formazione dei nostri giovani studenti”.

Il Palazzo Modica ( piazza Umberto)

Il Palazzo De Cristofaro e via Trabia

Veduta panoramica
Radici, storia, arte, economia
La piazza Umberto I

Un ampio campo di allium, pianta arborea delle liliacee, provenienti dall’Asia centrale. Così apparve ai Greci calcidesi che, da Leontinoi, si spostavano all’interno dell’Isola verso la piana del Margi, quella piccola collinetta, ultima propaggine degli Iblei, quasi una terrazza sull’agro leontino, con abitazioni rupestri e resti di antiche civiltà dell’età del bronzo. Secondo un’antica tradizione, in parte leggendaria, quei piccoli fusti di circa 70 centimetri dai quali emanava una forza salutare meravigliarono i coloni greci che chiamarono quel luogo Scordion, terra dell’aglio.
Il toponimo Scordia appare, per la prima volta, in epoca normanna, tra il 1131 e il 1151, in alcuni atti di donazione all’ordine monastico-militare dei Templari, i quali, in partibus terrae Scordiae, radunavano i pellegrini, provenienti da Messina, curavano le loro infermità, li assistevano finanziariamente e, alla fine dell’inverno, li accompagnavano al Murgo di Agnone, per essere, via mare, condotti in Palestina.
Nel 1255 Scordia divenne Casale guelfo, assegnato da papa Alessandro IV a Nicolò di Sanducia, della nobile famiglia lentinese dei Fimetta. A quei tempi, il piccolo centro abitato, dominato dall’ampia dimora signorile, si stendeva su un piccolo fazzoletto di terra, aggrappato agli orli della Cava, una valle rocciosa calcarea che, nella stagione invernale, si trasformava in impetuoso torrente.
Il Casale fu appannaggio, in seguito, di varie famiglie nobili: i Rosso di Messina, gli Spatafora, gli Imbardaxi, i Campulo. Infine passò ad Antonio Branciforti, marito di Giuseppina Campulo, il quale ottenuta da Filippo IV, re di Spagna, la licentia populandi, edificò l’odierno centro urbano, con il titolo di primo principe di Scordia, creando tutte le strutture necessarie al vivere civile.
Il centro urbano non fu disposto entro una cerchia muraria e sotto la tutela di un castello, come avveniva nel medioevo, ma attorno al palazzo principesco, alla chiesa madre e alle due grandi piazze antistanti il Convento dei PP. Riformati e la chiesa di San Rocco.
I Branciforti governarono il paese fino al secolo XIX e alla nascita dei nuovi comuni. Durante il loro governo, il paese si arricchì di numerose opere d’arte. Nel 1644, nella parte più alta fu costruita la chiesa di S. Antonio di Padova, con l’annesso convento dei PP. Riformati. Vi si conservano dipinti di Paolo Vasta, un Crocifisso, attribuito a fra’ Umile da Petraia e una statua del Cristo alla Colonna del 1739, opera di artigiani locali. Nell’annesso chiostro si possono ammirare affreschi (che andrebbero, però, restaurati), raffiguranti i “fioretti di S. Francesco” e le gesta dei frati più noti dell’Ordine. Nella sagrestia della vicina chiesa del Purgatorio, costruita nel 1648, si conserva una pregevole incisione a bulino, dal tema Il trionfo della fede, copia di un disegno originale del Tiziano.
Ma già nel 1628, sempre per volontà del principe, era iniziata la costruzione della chiesa di S. Rocco, destinato a divenire il patrono del paese. La chiesa patronale fu riedificata, dopo il terremoto del 1693, su linee di P. Michele da Ferla. Essa, attualmente in restauro, occupa la piazza centrale del paese. Vi si conservano varie opere pittoriche del senese Marcello Vieri, una eccellente Madonna con S. Giovannino, Santa Elisabetta e il Bambino Gesù, copia della tavola di Giovanni Francesco Penni, discepolo del Raffaello, e il simulacro di S. Rocco che si porta in processione nelle feste patronali del 16 luglio e 23 agosto di ogni anno. Altra statua calcarea di S. Rocco, troneggia al centro della piazza antistante la chiesa, opera del palermitano Nicolò Bagnasco, costruita nel 1813, per chiedere l’allontanamento da Scordia della peste, che allora flagellava Malta. Dalla piazza di S. Rocco, attraverso il corso centrale, fiancheggiato da vetusti palazzi nobiliari, si raggiunge la chiesa di S. Maria Maggiore, costruita nel 1780 (vi si conserva un pregevole simulacro della Madonna in trono con il Bambino) e la Colonna, alta 16 metri e coronata dalla statua della Vergine con il Bambino. La chiesa di :San Giuseppe, costruita nel 1825, in un elegante stile neo-classico, costituisce il coronamento dell’assetto urbanistico del centro storico.
Una vera e propria rivoluzione economica si ebbe alla fine del XVIII secolo con l’impianto dei primi giardini di arance. Oggi Scordia è uno dei principali centri agrumicoli della Sicilia, sia per la qualità del prodotto che per la sua commercializzazione; l’economia di Scordia non si fonda solo sull’agrumicoltura: ci sono gli artigiani (fabbri, falegnami, marmisti) che vanno trasferendosi nella nuova zona industriale. Ci sono, inoltre, industrie di trasformazione e manifatturiere che occupano centinaia di lavoratori.