ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Il fenomeno
Flash Mob

di
Flaminia Belfiore


In strada con lo spazzolino da denti

Siete in centro città. A Catania, Roma o New York, poco importa. Ad un certo punto vi rendete conto che in mezzo alla normale folla che si trova sempre in quel luogo, strada o piazza che sia, moltissime persone stanno facendo qualcosa di strano, e lo stanno facendo contemporaneamente, come ad un segnale convenuto. Ad esempio, tirano fuori spazzolini e dentifricio e si lavano i denti continuando a passeggiare (vedi foto), oppure ballano in silenzio, ognuno al ritmo del proprio walkman.
Niente paura, semplicemente vi trovate nel bel mezzo di un flash mob. Tutto finirà entro dieci minuti, lasciandovi l’illusione di aver assistito a un evento misterioso. E magari la voglia di saperne di più.
I flash mob, letteralmente “rapidi assembramenti”, sono un fenomeno piuttosto recente. La prima azione di massa veloce è stata lanciata nel 2003 da un tale Bill, ventottenne programmatore newyorchese in vena di esperimenti sociologici. Da un indirizzo e-mail anonimo, Bill mandò il primo messaggio a 40 amici, che lo inoltrarono ad altri, e questi ad altri ancora: «Sei invitato a far parte di Mob, il progetto che crea una folla dipersone senza ragione...».

Assembramento in libreria

Fu così che il 3 giugno a Manhattan duecento persone si presentarono al reparto arredamento di Macy’s per acquistare un fantomatico “tappeto dell’amore”, creando il panico tra i commessi, per poi svanire rapidamente così come erano arrivate. Un mese dopo, 300 persone cinguettarono come uccellini per otto minuti a Central Park. A San Francisco, a metà luglio, 150 persone per dieci minuti attraversarono avanti e indietro un incrocio di Market Street, in piena downtown. Il 19 agosto, altre 300 persone si acquattarono come terrorizzate da un gigantesco dinosauro nel magazzino di giocattoli «Toys R Us».
Bill è sempre rimasto rigorosamente anonimo e da tempo ha smesso di inviare messaggi, ma la sua idea ha ispirato un movimento che adesso continua senza di lui, negli Stati Uniti e in Giappone, in Australia e in Europa.
In Italia il suo emulo è JJ Flash, che dal sito www.flashmob.fantasmaformaggino.it (giuro, provare per credere!) ha creato una comunità di mobbers e realizzato eventi, finora, a Roma e Firenze. Altri sono in preparazione a Milano e altre città, ci si può iscrivere alla mailing list per essere informati sul dove e quando.

Flash Mob in libreria

Ma ovviamente chiunque può organizzare un flash mob, basta disporre di una nutrita lista di indirizzi e-mail o numeri di cellulare e… di molta fantasia.
L’importante è dare regole precise: l’azione è tanto più riuscita quanto più è rapida e sincronizzata.
Vietato mettersi a ridere, perdere tempo per vedere che fanno gli altri, dare spiegazioni agli astanti, rimanere sul luogo dopo l’orario convenuto.
Di un flash mob romano, lo scorso luglio, hanno parlato tutti i media. Erano addirittura presenti le telecamere di alcune emittenti, evidentemente preavvertite (il che però non contribuisce all’effetto “casuale”). L’idea di JJ Flash era molto carina: appuntamento per tutti in Via del Corso (ma senza dare nell’occhio, atteggiamento da shopping), ritiro del foglietto con le istruzioni direttamente dalle mani dell’organizzatore (riconoscibile da un berretto con una “M” come mob), e improvvisa irruzione dei trecento partecipanti nel negozio Messaggerie Musicali. Ognuno a quel punto, tra la ressa generale, ha chiesto agli impiegati esterrefatti un libro… inesistente (vedi le altre due foto). Si sono sentiti titoli tipo “Pinocchio 2 - La vendetta” o “Il galateo secondo Alvaro Vitali”. Dopo dieci minuti (che ai commessi e agli altri ignari clienti saranno sembrati un incubo interminabile, sembra che qualcuno volesse chiamare il 112!) i flashmobbers sono esplosi in un applauso liberatorio e si sono dileguati.

Una scena del film Matrix

Curiosa anche la trovata dei mobbers di Osaka che a fine giugno si sono radunati per le strade del centro, tutti in tenuta da “cattivo” di Matrix Reloaded: un effetto molto simile alla scena della miriade di agenti clonati (vedi foto).
Un’altra mobilitazione che ha fatto notizia è avvenuta agli inizi di ottobre a Londra, di fronte la St. Paul’s Cathedral: in cento hanno dato vita ad un’agguerrita battaglia di cuscini, con tanto di piume d’oca sparse sul selciato.
Ma che senso ha? Ci si potrebbe chiedere… ebbene, nessuno. Questa è l’essenza dei flash mob. Lo scopo è quello di creare un «non-evento in un non-luogo». Qualcuno ha già definito il mob un’opera d’arte irriproducibile, che scade dissolvendosi dopo una decina di minuti, senza possibilità di essere mai più realizzata nello stesso identico modo.
Solitamente le azioni non mirano a nessun tipo di protesta, non hanno intenti politici e non hanno nulla a che vedere con le “critical mass” (= il movimento dei ciclisti che invadono le strade cittadine per dimostrare contro le automobili). Però potrebbero contenere, e diffondere, qualsiasi messaggio.
Secondo il sociologo americano Howard Rheingold, che in «Smart Mobs» (Folle Intelligenti) immaginauna rivoluzione sociale quale conseguenza della socializzazione su Web, la decisione di Bill di restare anonimo ha posto al centro dell’attenzione il fenomeno, e non la sua personalità. La folla insomma ha dimostrato che le idee contano e che la massa può esercitare potere sull’ambiente.
E questo non poteva non far gola a qualcuno: di recente è divampata una polemica, naturalmente tutta on line, dopo che una grande compagnia telefonica italiana ha cercato di far proprio il fenomeno per fini commerciali, sponsorizzando un evento milanese. L’azienda infatti, attraverso il forum d’iscrizione, raccoglieva indirizzi di posta elettronica. Immediata la reazione dei flashmobbers, con un controvolantino che pur senza boicottare l’iniziativa ha espresso molto disappunto. Quanto basta perché la comunità del mob si fermi a riflettere: che fine fanno le mailing list dei partecipanti? Chi le usa e a quale scopo?
C’è da sperare a questo punto che il gioco resti il più possibile innocente e bizzarro, la classica “bischerata” volta al puro divertimento.
E se a qualcuno fosse venuta nel frattempo un’idea per organizzare un flash mob a Catania… (non vorrei sbagliarmi, ma dovrebbe essere il primo!) si faccia avanti: il liotru sicuramente starà al gioco.