ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Regione

L'assessore Fabio Granata: "In Sicilia il turismo si gioverà della rivalutazione dei Beni Culturali"

Sotto l'egidia dell'Unesco

di Gigi Macchi

Gigi MacchiÈ stata una guerra più che una battaglia, giusto per sottolineare alcune valenze. Quando Fabio Granata (nella foto) guidava ancora alla Regione la rubrica Beni Culturali l’inversione di tendenza appariva quasi un capriccio da visionario. L’idea cioè di investire tutto sul Bene siciliano, concepirvi addirittura una politica, una trasformazione-riconversione, elevava oltremodo il prezzo di una partita, senz’altro impegnativa. Audacia o ideologia romantica, le riflessioni a margine si dibatterono parecchio sul perché e sul come, finché il tempo non diede ragione, a Granata naturalmente.
Il paladino della piana, come qualcuno lo ebbe a definire nel culmine della crociata ambientalista contro l’abusivismo nella valle dei Templi, avanzava tenacemente. Il condottiero Granata seminava adepti e non temeva la voce sola, la sua, che tanto si sarebbe irrobustita con altre collaborazioni.
In definitiva l’alleanza corale, Ministero, Istituzioni locali, portò i suoi frutti generosi: l’Unesco intanto. Che premiò costanza e tenacia e soprattutto la bontà dell’oggetto tutelato e promosso: il Bene. Dunque nell’ultima sessione di Durban, in Sud Africa, la celebrazione dell’imprimatur fu assoluta. Ortigia e Pantalica sarebbero diventate il 40° sito patrimonio dell’umanità, con il placet di Giovanni Puglisi presidente della commissione nazionale Unesco, di Themba Wakashe che sovrintendeva al summit internazionale e del maltese Ray Bondin, segretario generale dell’Icomos (cabina di monitoraggio dell’Unesco).
GranataDi fatto si legittimava la campagna  da “visionari” che evidentemente guardava lontano, con buona ratio. Oggi Siracusa è la città con più siti Unesco (Palazzolo, Noto, Pantalica), essendo luogo con le maggiori stratificazioni del pianeta, dati che si inchinano ad un altro elemento eccezionale: l’operazione è stata probabilmente la più importante tra quelle compiute in Italia. Un investimento pari a 280 milioni di euro per definire e concludere la trasformazione di cui sopra.
“Il lavoro in sinergia con il sottosegretario di Stato, Nicola Bono - ammette Granata - ha funzionato a meraviglia. Abbiamo raggiunto un grande traguardo”.
Che tradotto in cifre diventa incoming: un buon 19% di incremento turistico nel capoluogo di Archimede contro un crollo nazionale del 7%. Si continua a viaggiare in controtendenza, sicché. Si vince laddove per molti si dovrebbe perdere; mentre il turismo del Belpaese registra un fiacco turnover, Siracusa gode dei suoi picchi stagionali.
Da assessore regionale al Turismo, Granata non ha certo mollato la presa. Ha da poco decretato una legge che porrà al centro della provincia e della regione tutte le attività legate al turismo: agricoltura, terziario, servizi, industria di trasformazione del prodotto. E cultura. Sì, arrivando ad affermare, con un non celato piglio polemico, che “il sistema culturale adottato negli anni deve rimanere immutato”. Per poi aggiungere: “Rimango perplesso rispetto ad alcune scelte. Per cominciare la chiusura della galleria regionale di Palazzo Bellomo, senza aver prima trovato una sede alternativa. Ancora, il ritardato progetto di apertura del secondo piano del museo Paolo Orsi, già da me finanziato. E infine mi sembra perlomeno discutibile la lentezza con cui la Sovrintendenza stia lavorando, indugiando a rilasciare i locali per il nuovo museo Archimede considerato che la stessa Sovrintenden-za disponga di molti locali adatti all’uso”. Un museo quest’ultimo su cui è pronto un progetto, finanziato al 50% dalla Regione, con fondi comunitari 203, e al 50% da privati.
Fermo restando l’impasse, Granata annuncia una stagione di eventi siracusani. Nel 2006, il museo dell’Inda avrà un ruolo determinante, attorno al quale ruoteranno iniziative di eco internazionale. L’assessore regionale al turismo parla di vernissage importanti, una mostra dedicata a Gaetano Tranchino, artista quotato nei maggiori cataloghi e osannato dalla critica, ma perlopiù ignorato dalla sua città natale, Siracusa. Una mostra che Fabio Granata ha intenzione di intitolargli, per la prima volta, nella sua terra. La consacrazione della città nella World Heritage List quindi passerà anche attraverso una rivalutazione dei suoi figli migliori, tra questi Michele Ciacciofera che esporrà, sempre nel 2006, in tandem con l’austriaco Heins Schittner, con opere  dedicate al Grand Tour.
Altro cavallo di battaglia, il viaggio, Granata è stato ancora una volta pioniere, utilizzando l’interessante letteratura a corredo (Houel, gli incisi dei maestri d’Europa), per alimentare la meritata attenzione sul nostro genius: paesaggio, peculiarità, folklore. A dimostrazione che la guerra si può vincere, numeri alla mano.
Chi può negarlo?