ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Agricoltura

Sapori di Sicilia

di Gabriella Magistro

Che la Sicilia sia terra a vocazione agricola, nonché turistica, lo ha capito bene l’attuale assessore ad Agricoltura e Foreste, Innocenzo Leontini (nella foto in alto), da sempre impegnato affinché il nostro territorio venga valorizzato per tutti quei prodotti che in qualità e quantità sono in grado di rappresentare, al meglio e in qualunque circostanza, le capacità insite nella nostra natura.
Che si parli di vini, di arance rosse, di olio o di formaggi, non si può che registrare successi, in termini di promozione, dovuti proprio all’incessante lavoro di divulgazione e di scambi commerciali.

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Prendiamo, ad esempio, il vino. Il messaggio lanciato dall’assessore Leontini, durante la trentanovesima edizione della “Settimana dei vini” che quest’anno, a Siena, ha ospitato le produzioni siciliane, è eloquente: “Abbiamo la qualità, adesso dobbiamo migliorare il marketing. Gli aspetti della comunicazione e della promozione sono essenziali per il futuro del vino siciliano”.
Ovviamente, va sottolineato come la Sicilia, in questi ultimi tempi, abbia finalmente ritrovato e rivalutato la propria identità attraverso i vitigni autoctoni, le produzioni tipiche di un’agricoltura moderna ma che fa della qualità il proprio cavallo di battaglia. “Il vino siciliano - prosegue Leontini - è oggi uno dei punti di forza dell’econonia isolana oltre che un importante biglietto da visita per il rilancio dell’immagine della Sicilia in Italia e nel mondo. Il binomio qualità-prezzo, soprattutto in un momento di crisi e di innalzamento, spesso ingiustificato, dei prezzi, si è rivelato vincente nella competizione sui mercati”. E che la qualità sia l’arma vincente della produzione, non soltanto vitivinicola siciliana, lo dimostra la massiccia presenza di produttori dell’isola a manifestazioni come il Meeting di Rimini e la più recente Expo Sapori che ha visto “sfilare” a Milano ben 38 aziende che hanno proposto ai visitatori il meglio dei prodotti agricoli di casa nostra. Altro importante passo per la valorizzazione dei nostri prodotti agricoli è stata, di recente, la creazione dell’Asca, l’agenzia per la sicurezza e il controllo degli alimenti, la prima in Italia, fortemente voluta dall’assessore Leontini. Compito dell’Asca, è quello di svolgere attività di comunicazione e informazione per stabilire un rapporto ottimale tra sapere e salute alimentare affinché il cittadino sia reso responsabile delle sue scelte alimentari, insieme agli altri protagonisti della filiera. È questo uno dei passi determinanti sui quali la Regione intende investire, per il futuro, nel settore agroalimentare. L’Agenzia garantirà, infatti, processi produttivi chiari e trasparenti certificando, con il suo copyright, la sicurezza dei prodotti orticoli di serra e di pieno campo. L’Asca nasce grazie all’accordo di programma siglato tra l’assessorato regionale all’Agricoltura, il Consorzio di ricerca Coribia di Palermo, il Centro per l’innovazione alimentare Agroinnova di Torino, la Provincia regionale di Ragusa e il Comune di Ispica. L’Agenzia rappresenta una svolta per il futuro dell’Isola non solo sul piano della commercializzazione dei prodotti agroalimentari. L’Asca, infatti, si occuperà di vino, olio e ortofrutta.

Rosse in Oriente

Le arance rosse stanno per sbarcate in Giappone. «È un momento storico per la nostra agrumicoltura - dice l’assessore all’Agricoltura, Innocenzo Leontini - e per tutto il comparto agricolo siciliano». Il ministero della Salute del Giappone invierà due «Ispettori di quarantena» nel periodo 15 gennaio-31 marzo 2006. Lavoreranno 8 ore al giorno per 5 giorni la settimana e il loro compito sarà quello di verificare la correttezza delle procedure per l’inizio della disinfestazione che viene avviata al momento del carico sul container, completata durante la navigazione e verificata all’arrivo in Giappone. «La crisi - ha aggiunto Leontini - si affronta guardando a nuovi mercati, dove non c’è recessione o dove il prodotto non è stato finora presente: Stati Uniti prima, Giappone adesso e Australia domani. Sono questi i mercati sui quali abbiamo concentrato i nostri sforzi».

Arance

Il vino è "rock"

Sono davvero finiti i tempi in cui rock’n’roll faceva rima solo ed esclusivamente con sesso e droga. Fiumi di birra e champagne versati nei camerini delle sale da concerto tra rockers indemoniati e accondiscendenti groupies sono roba archiviata nei ricordi e nei racconti di Marianne Faithful, nei libri di Carmine Appice, nelle tournée di Who, Led Zeppelin e Faces, nelle biografie di Gene Simmons, nei film di Oliver Stone e nei racconti di qualche attempato rockettaro di casa nostra che non ha ancora smaltito la sbornia del mito di Elvis the Pelvis.
Vien da sorridere all’idea, sparata poco tempo fa in prima pagina da un blasonato quotidiano nazionale, e subito ripresa dalle agenzie di stampa, che Bob Dylan si sia entusiasmato all’idea di prestare il proprio nome d’arte (Bob Dylan, appunto) al vino di un produttore marchigiano. Vien da sorridere all’idea che il signor Robert Zimmermann, autore di “Mr. Tambourine Man” e “Knockin’ on Heaven’s Door”, saltuariamente impegnato come attore, e soprattutto protagonista di alcuni tra i momenti più intensi della storia del rock, seduto al tavolo della sua cucina, accomodato in un paio di comode pantofole, si sia dedicato alla mescita di un buon vino rosso (75 per cento Montepulciano e 25 per cento Merlot, come tiene a precisare il produttore cinquantaduenne Antonio Terni) esclamando, magari proprio in italiano: “Buonissimo! Questo vino merita il mio nome!!!”.


Non sarà andata proprio così, fatto sta che l’idea, in ogni caso, ci fa ancora sorridere e gli antichi romani, con il loro “in vino veritas” possono mettersi da parte. Semmai, potremmo dire “in rock’n’roll veritas”, visto che, ci spiace per Mr. Zimmermann, ma prima di lui, alla conclusione che il vino può essere un buon affare, di palato e di portafogli (almeno crediamo), ci hanno pensato altri artisti delle sette note.
E viene ancor più da sorridere se pensiano che proprio dal palcoscenico del Vinitaly, la più prestigiosa manifestazione dedicata al vino italiano, Mick Hucknall e il suo amico e socio catanese Marco Lombardo, con la complicità della Regione Sicilia, hanno presentato quel “Cantante”, semplicemente rosso, che Mick Hucknall ha deciso di produrre proprio con l’uva delle campagne di Sant’Alfio arrampicate sull’Etna.
 Sicilian Red Wine, dunque, non solo sponsorizzato da un nome del rock, ma prodotto dalle mani del leader dei Simply Red, non senza l’accorta supervisione di un enologo del calibro del veronese Carlo Nerozzi.
E allora, caro signor Zimmermann, ci spiace per lei e per il vino di Antonio Terni, il “Planet Waves”, ma noi siciliani ci siamo arrivati prima. Insomma, la sua operazione non è poi così originale. Colpa di un malefico rosso britannico? Pensiamo proprio di no, visto che la nostra isola, e non solo l’Etna, è terra fertile di idee vitivinicole. Pensiamo al vino che Gerard Depardieu e Carol Bouquet, tra un litigio e l’altro, hanno deciso di produrre dai vigneti panteschi, mentre Lucio Dalla, proprio a pochi passi dai terreni di Mick Hucknall, e porta a porta con Franco Battiato, si gode il suo “Stronzetto dell’Etna”. E lo stesso fanno, seppure in forma strettamente familiare, la “cantantessa” Carmen Consoli e la vocalist jazz Rosalba Bentiviglio.
Insomma, mettiamo da parte inutili ed effimere guerre di primati, e godiamoci questa nuova ondata di vino e rock’n’roll. Dimentichiamo quelle foto in cui, circondati da bellone mozzafiato, i vari idoli delle generazioni a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta (dai Motley Crue ai Motorhead, dai Guns n’Roses a Ozzy Osbourne) si lasciavano fotografare aggrappati al collo di una bottiglia di Jack Daniels. I tempi sono cambiati e, per restare in tema di proverbi, tocca dire: vino rosso fa buon rock.