ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Il più bel Carnevale di Sicilia

La ricostruzione storica del Carnevale, in una città come Acireale, è alquanto complessa. Da alcuni documenti, quali mandati di pagamento, si ha certezza che tale ricorrenza venisse già festeggiata alla fine del XVI secolo. È del 1594 il documento più antico sul carnevale acese (mandati di pagamento, vol. II, 1586-1595, libro 6 foglio 72v).
Un documento risalente al 1612 prova addirittura che durante il carnevale acese vi era l’abitudine di giocare tirando arance e limoni. Infatti in tale documento è bandita questa possibilità, ma la popolazione acese continuò in tale pratica ancora per molti anni, così come risulta da altri documenti. Nel XVII secolo in Sicilia si ha la comparsa di una maschera con caratteristiche ben definite: l’Abbatazzu, chiamato anche Pueta Minutizzu. La persona mimava nobili o ecclesiastici, portando un grosso libro, da cui facendo finta di leggere, sentenziava battute satiriche e sfottenti.
Nel 1693 a seguito del terremoto venne proibita ogni pratica carnascialesca e ciò segna la linea di frattura fra il carnevale acese del ‘600 e quello che sorgerà nel ‘700 (Cherubino Aliotta, Le tre corone, Catania 1693). Nel XVIII secolo la tradizione venne ripresa. Spuntano altre maschere e all’Abbatazzu si affiancano i Baruni con l’intento di prendere in giro l’aristocrazia: difatti la maschera era costruita da un costume rassomigliante ad un abito nobiliare ma chiaramente irridente.

Altra maschera erano i Manti, costume con molti fronzoli che aveva il solo scopo di far mantenere l’anonimato a chi l’indossava. Il XXI secolo è il secolo della cassariata, cioè la sfilata delle carrozze (landaus) dei nobili che lanciavano alla gente dei confetti multicolori. Successivamente tali landaus con i nobili proprietari vennero “scalzati” dalla cartapesta. Nel 1880 ad Acireale si costruiscono i primi carri di cartapesta. Da allora fino ai nostri giorni Acireale ha mantenuto questa tradizione avvalendosi di vari cantieri portati avanti da volenterosi artigiani che hanno realizzato carri sempre più curati. Nel 1929 il carattere di spontaneità e di iniziativa privata lascia il posto all’organizzazione istituzionale: infatti l’onere di organizzare il carnevale è ora sostenuto dall’Azienda autonoma della Stazione di cura di Acireale. Nel 1930 per la prima volta si vedono delle vetture adornate da fiori.
Questo è il primo passo verso la realizzazione dei “carri infiorati” che acquisiscono una fisionomia ben definita nel dopoguerra. Negli anni ‘50-‘60 ai carri allegorici ed alle macchine infiorate, si affiancano dei mini-carri, detti “lilliput”, a bordo dei quali trova posto un bambino. In questi anni fanno storia a sè alcuni personaggi che con il loro spirito e con stupefacenti mascherate hanno lasciato un segno indelebile nella storia del carnevale acese, cioè: Cola Taddazza e Quadaredda, dei quali il successore più degno, in epoca posteriore, fu Ciccitto. Dal 1970 al 1995 “il più bel Carnevale di Sicilia”, si perfeziona e si assesta, diventando sempre più imponente e soprattutto affinandosi nella costruzione di Carri allegorici (sempre più sofisticati e colorati) e Carri infiorati (sempre più mastodontici), che raggiungono un livello d’importanza pari ai primi. Nel 1996 Acireale, per la prima volta, ha la lotteria nazionale assieme a Viareggio e Putignano.