ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Opinione - Il ponte sullo Stretto, tra Stato e Regione

Tiro alla fune

di Tony Zermo

Sul Ponte dello Stretto c'è un interrogativo grande quanto una casa. Se la Regione trova i soldi per farlo, il governo Prodi toglierà i veti? Difficile dare una risposta: è vero che cadrà l'alibi che non ci sono i soldi, ma è anche vero che Rifondazione, Verdi e Pdci restano fermamente contrari in odio all'opera berlusconiana, dimenticando che la volevano anche i precedenti governi di centrosinistra. Noi purtroppo abbiamo una convinzione, e cioè che questo governo non darà mai il suo placet al Ponte perché altrimenti la sua sinistra massimalista lo farebbe cadere. A meno che... A meno che i moderati al governo riescano a convincere i Diliberto e i Pecoraro Scanio che sarebbe difficile dire di no se la Regione Siciliana trovasse le risorse necessarie. Se l'Unione europea ha incluso il Ponte nel Corridoio 1 Berlino-Palermo e se l'opera non costasse nulla allo Stato, come si potrebbe ancora giustificare un veto? E se non ci fosse più alcun veto, l'Unione europea che ha deciso di destinare alla Tav Torino-Lione i soldi che erano previsti per il Ponte, non potrebbe ripensarci?
Sapete che l'opera nel suo complesso costa circa sei miliardi, l'appalto vinto dalla cordata della Impregilo è di 3,9 miliardi, ma poi bisognerà calcolare Iva e quant'altro. Era previsto che il 60% di questi sei miliardi sarebbero arrivati dai mercati internazionali in cambio dei pedaggi: quindi 3,6 miliardi. Ne mancano 2,4, esattamente quelli che erano destinati al Ponte e che sono stati scippati dalla Finanziaria. Come si possono trovare questi 2,4 miliardi? Uno può arrivare dai fondi comunitari destinati alla Regione Siciliana; il restante 1,4 può arrivare da un azionato popolare con i milioni di siciliani residenti nell'Isola e sparsi per il mondo. Oppure allungando la concessione dei pedaggi sino a 99 anni, anche se un termine così lungo non è proprio allettante per un investitore che al massimo può fare previsioni sulla distanza di 30 anni.
In sostanza per smuovere il governo Prodi ci vuole un’offerta provocatoria della Regione: i soldi li ho trovati, cosa fa il governo? Si sentirà di dire ancora no?
Quanto ai 2,4 miliardi scippati dalla Finanziaria (ma per fare cosa?) c'è da precisare che sul piano della legittimità ci sarebbe molto da discutere. La «Stretto di Messina» è una società per azioni. Come può il governo prendere i soldi dei soci? In base a quale diritto?
Altra domanda: come farebbe il governo a cancellare una società come la «Stretto di Messina» istituita con legge del Parlamento nel 1971 allo scopo di realizzare l'attraversamento stabile dello Stretto? Ci vorrebbe un'altra legge per cancellare la precedente. Ma una legge così non passerebbe mai al Senato perché alcuni senatori del centrosinistra, soprattutto di Italia dei valori, sono a favore dell'opera e non se la sentirebbero di cancellare illegittimamente la società voluta dal Parlamento e «benedetta» dall'Unione europea.
La situazione resta molto difficile, ma non è il caso di arrendersi alle prevaricazioni. Anche perché le ferrovie hanno promesso che realizzeranno l'alta velocità in Sicilia sulla tratta Palermo-Catania-Messina e si sono impegnati a fare il doppio binario sulla Napoli-Reggio Calabria. Se fanno, come dovrebbero, l'alta velocità in Sicilia e sulla dorsale tirrenica, i treni veloci si fermeranno poi davanti al muro d'acqua dello Stretto? Impensabile. Tenete conto che le ferrovie, passando sul Ponte una volta realizzato, pagheranno un canone altissimo, era previsto che avrebbero dato alla «Stretto di Messina» qualcosa come cento milioni l'anno per 30 anni, il che da solo fa tre miliardi. E non ci avrebbero rimesso nulla perché i traghetti dello Stato perdono ogni anno oltre 100 milioni.
Anche i più testardi comprendono che un'isola senza accessi, con un'autostrada disastrata come la Salerno-Reggio Calabria, con un sistema ferroviario antiquato, in qualche caso risalente ai borboni, e che i siciliani per andare al Nord non possono che affidarsi agli aerei, il Ponte con l'alta velocità ferroviaria è «la» soluzione di tutti i problemi. A parte il fatto che il Ponte più lungo del mondo sarebbe una formidabile attrazione turistica già all'apertura dei cantieri.
Dicono che i messinesi siano contrari perché il Ponte scavalcherebbe la città facendole perdere i piccoli guadagni relativi all'attraversamento della città. Ma si dovrebbero rendere conto che per i circa dieci anni di lavori avrebbero una vasta occupazione e un considerevole movimento commerciale, con alberghi e ristoranti pieni.
La verità ha molte sfaccettature. Una di queste è l'interesse dei poteri forti a convogliare tutte le risorse al Nord. A loro la Sicilia non interessa, anzi è un problema fastidioso e appena possono rimettono in circolo la paura della mafia. Il che è un alibi velenoso. Tutto quello che si fa in Sicilia, per loro sa di mafia; se invece si fa al Nord la mafia non esiste, come se il denaro di Cosa Nostra non venisse impiegato fuori dall'Isola. La mafia ormai gioca in Borsa e partecipa a grosse iniziative imprenditoriali, non prendiamoci in giro.
Il Ponte è uno strumento prezioso di sviluppo per questa terra, annullerebbe il gap infrastrutturale e attrarrebbe investimenti dall'estero. E questo a molti non piace. Dice niente il fatto che alla Camera quelli della Lega si sono astenuti, e anzi uno ha votato contro il Ponte?