ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Il parere degli ambientalisti

Come funziona il termovalorizzatore

In Italia il termine inceneritore ha assunto nel tempo un carattere negativo, a causa del fatto che i primi inceneritori erano fortemente inquinanti. Le innovazioni tecnologiche susseguitesi nel corso di oltre vent’anni hanno modificato la tipologia di incenerimento e cambiato la qualità di intercettazione dei gas e delle polveri emesse. Nelle altre nazioni europee (ad esempio nei paesi nordici, spesso considerati progrediti per quanto riguarda la sensibilità alle tematiche ambientali) il termine termovalorizzatore non esiste, e si continua ad usare il termine inceneritore. Il termine termovalorizzatore viene criticato, perché secondo alcuni servirebbe a nascondere il fatto che l’impianto si basi di fatto sull’utilizzo di un inceneritore.



La stessa normativa italiana in materia non usa il termine “termovalorizzatore”, bensí quello di “inceneritore”, che del resto è piú preciso perché questo strumento si differenzia da altre tecniche di recupero di energia da rifiuti per il fatto che dà come prodotto finale della cenere, per l’appunto. D’altronde, anche il solo termine inceneritore potrebbe essere considerato fuorviante e impreciso, perché i termovalorizzatori non producono solo cenere ma anche energia. Perciò la soluzione migliore (anche se piú lunga) è inceneritore con recupero energetico. Recentemente, si comincia a leggere persino termodistruttore, che sembra un perfetto equivalente di inceneritore, solo con un dettaglio in meno (cioè che il prodotto finale è cenere), adoperato solo per non usare il “dispregiativo” inceneritore.
Di fatto, un termovalorizzatore è un inceneritore che usa il calore prodotto come in una piccola centrale elettrica, anche se con rendimenti molto inferiori: la differenza sostanziale rispetto a un semplice inceneritore è che un termovalorizzatore oltre a incenerire i rifiuti riutilizza parte del calore cosí generato. Tuttavia, il riuso ed il riciclo sono nettamente piú “valorizzanti” dell’incenerimento: per esemplificare, si risparmia molta piú energia riutilizzando e riciclando una bottiglia di plastica di quanta energia non si ricavi dalla sua combustione, perché quest’ultima permette di recuperare solo una minima parte dell’energia e delle materie prime consumate per produrla; d’altro canto - anche in una situazione ideale di alti valori di riciclo e recupero - è necessario smaltire, anche mediante incenerimento, i rifiuti residui (si veda sotto).
Sono inoltre da considerare le emissioni piú o meno tossiche che si ottengono con l’incenerimento, e che invece con il riciclo ed il riuso sono minori ma difficilmente valutabili in seno a una Valutazione del ciclo di vita (in inglese Life Cycle Assesment o LCA) del prodotto.
Il termine “termovalorizzatore” appare dunque fuorviante, specie se - come ha fatto recentemente un noto politico italiano - si dipingono irresponsabilmente i “termovalorizzatori” come qualcosa che «trasforma i rifiuti in energia», come per magia, senza perdite energetiche, scorie o rilascio di inquinanti di alcun tipo.