ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Università

Il "Magnifico" Recca

di Vittorio Romano

È stato professore di chimica e di materiali macromolecolari. È stato visiting professor presso l'Università di Durham, in Inghilterra, di Koln, in Germania, presso la Colorado State University e l'University of Iowa negli Stati Uniti. Ha coordinato progetti di ricerca finanziati a livello nazionale e internazionale. È autore di più di cento pubblicazioni su riviste internazionali e numerose comunicazioni a convegni nazionali e internazionali. È stato rappresentante dei docenti di area tecnico-scientifica nel Senato Accademico dell'Università di Catania e Preside della facoltà di Ingegneria dello stesso Ateneo.
E, dal 2 ottobre scorso, è il nuovo "magnifico" dell'Università degli studi di Catania. Il professore Antonino Recca, 57 anni, catanese (nella foto), è stato eletto dal personale docente, da quello tecnico-amministrativo e dagli studenti nuovo Rettore dell'ateneo catanese, con una percentuale di voti che ha il sapore del plebiscito: il 62,96% di consensi, pari a 1.010 voti su 2.569 votanti.

Recca, dunque, fa un balzo da un'attività scientifica d'altissimo profilo internazionale al ruolo autorevole - e di certo anche molto oneroso - di rappresentare e guidare un'Università di antico prestigio. Un balzo, dunque, dagli studi sui polimeri ingegneristici alla riorganizzazione della didattica, dalle miscele termoindurenti al precariato del personale tecnico-amministrativo, dalle tecnologie di riciclaggio per materiali plastici alla delicata questione delle assunzioni del policlinico. Un balzo, però, certamente non nel vuoto, considerata l'esperienza maturata come rappresentante dei docenti in Senato Accademico e come preside di Ingegneria. L'avventura di Recca nella corsa al Rettorato non è stata priva di suspense e colpi di scena. Alla prima tornata elettorale, il 21 settembre, Recca riporta già il maggior numero di voti, 732, a fronte dei 632 riportati dal Prof. Salvatore Barbagallo e dei 247 dal prof. Antonio Pioletti. Due giorni dopo, il prof. Nunzio Crimi presenta la sua candidatura all'Ufficio elettorale, sebbene non venga ufficializzata, mentre il decano Nicosia proroga fino al 25 la possibilità di presentare le candidature, opportunità colta dal prof. Renato Pucci. Lo stesso giorno il prof. Pioletti ritira la propria candidatura, manifestando pieno appoggio a Recca. A questo punto l'ufficio elettorale ufficializza i nomi dei candidati: Barbagallo, Crimi, Pucci e Recca. Anche Crimi però si ritira e Barbagallo, a seguito della candidatura di Pucci, decide di abbandonare la corsa. Ma i colpi di scena non finiscono e continuano ad animare una gara elettorale avvincente che infiamma gli animi dei protagonisti e tiene con il fiato sospeso l'intera città. Il giorno successivo, infatti, il 26 settembre, la Commissione elettorale annulla la proroga concessa dal decano. Di conseguenza, Pucci viene escluso e Crimi riammesso, sebbene quest'ultimo ribadisca la sua rinuncia. La terna di candidati è di nuovo stravolta: Barbagallo, Crimi, Pioletti e Recca. Il prof. Pucci presenta però ricorso al Tar per la riammissione della sua candidatura, accolta con riserva il 30 settembre. I candidati in lizza sono, quindi, cinque: Barbagallo, Crimi, Pioletti, Pucci e Recca, sebbene i primi tre confermino la loro rinuncia. Protagonista dell'ultimo atto di questa affaire è Pucci, che chiede uno slittamento delle elezioni per la divulgazione del programma. Ma le elezioni non sono rinviate. Si vota il 2 ottobre, e le previsioni vedono favorito proprio il prof. Recca, che aveva presentato la sua candidatura mesi prima e che, dunque, aveva già presentato il suo programma nelle diverse facoltà, in occasione di confronti diretti con il collega Pioletti. Non a caso, il suo primo commento dopo la proclamazione sul filo dell'ironia è stato: una volta tanto si entra papi e si esce papi.
La sera del 2 ottobre, dunque, lunghi applausi e abbracci e mormorii hanno inondato l'Aula magna del Rettorato: l'abbraccio più bello, certamente, è stato quello con l'amico e collega Pioletti, docente di filologia romanza presso la facoltà di Lingue, a cui lo unisce una convergenza di intenti sedimentatasi negli anni, oltre alle “numerose prese di posizione comuni in Senato Accademico e idee che hanno avuto la capacità di diventare programma unico”. Risultato: una collaborazione tra “l'uomo di scienza” e “l'umanista” che non può non rivelarsi proficua per l'intero Ateneo. La convergenza d'intenti tra le due aeree si è consolidata - ha dichiarato Pioletti in una lettera aperta a professori, studenti e tecnici-amministrativi - “sulla base di un documento politico-programmatico, redatto e sottoscritto da entrambi, volto a sancire un'intesa trasparente a favore di un cambiamento della politica governativa dell'Ateneo, che sarà innanzitutto caratterizzata da un profondo e assoluto rispetto delle regole. L'assoluta urgenza mi è sembrata quella di superare l'opacità dell'attuale sistema di gestione che degrada a clientela quanto dovrebbe derivare da una faticosa ma indispensabile discussione collegiale. Insomma, liberarci dalla cappa autoritaria che ha isterilito il tessuto degli organi statutari dell'ateneo. Si tratta di riaprire una fase di dialettica interna”.
“Ho creduto - continua Pioletti - che fosse il momento di non limitarsi a un’opposizione puramente simbolica, bensì di porre le premesse affinché le idee di alternativa, collettivamente elaborate, possano contribuire a risolvere problemi urgenti e gravi. Ciò richiede un impegno prolungato, la rinuncia alla politica come sommatoria di interessi particolari, la capacità dell'intero ateneo di fare gioco di squadra”.
In questi ultimi due anni, durante i quali Recca ha costruito il suo programma, uno dei capisaldi è stata proprio l'autonomia dell’Università dalla politica, al fine di riattivare un percorso  lontano dai meccanismi partitici e dalle sterili schermaglie politiche. Messaggio, questo, largamente recepito da tutti gli attori istituzionali locali che, non a caso, hanno appoggiato la candidatura di Recca in maniera trasversale. L’autonomia dell’Università non deve intendersi però solo in relazione alle pastoie degli interessi politici. Piuttosto, secondo il neo Rettore, deve estendersi soprattutto “ai rapporti all'interno dell'Ateneo, sulla base di un sistema di regole che leghi l'autonomia e la responsabilità delle strutture a meccanismi di programmazione e valutazione, liberandole da contrattazioni individuali arcaiche e poco trasparenti”. L’autonomia, inoltre, deve connotare “i rapporti esterni dell'Ateneo, per una collaborazione con le altre Istituzioni e con i soggetti economici e sociali fondata su una strategia di formazione e di ricerca”.
“Concretamente - sottolinea Recca - questa diffusa esigenza di autonomia si tradurrà in nuovi meccanismi di nomina dei ruoli dirigenti dell'Ateneo, fondati sulle competenze e sulla professionalità accertate in modo trasparente sulla base dei curricula, e soprattutto fuori da ogni logica lottizzatrice; in metodi trasparenti nell'elaborazione del bilancio dell'Ateneo, basati su una logica di programmazione, che lo rendano disponibile a tutta la collettività per eventuali critiche o suggerimenti; e, infine, in un'allocazione delle risorse finanziarie e umane sulla base di criteri oggettivi, predeterminati e condivisi”. Ma certamente uno dei fondamenti del programma di Recca è “la centralità degli studenti”: l'obiettivo è di coinvolgere maggiormente coloro che sono i veri protagonisti dell’Università “in un processo di razionalizzazione che assicuri la qualità dell'offerta formativa, l'ampliamento del diritto allo studio e il potenziamento dei servizi”. Certo che il vero motore dell'Ateneo siano le persone, Recca intende anche intraprendere un dialogo rinnovato con il personale tecnico-amministrativo, “rispettoso dei contratti, attento ai bisogni delle strutture”, con l'obiettivo principale “di potenziare l'organico riducendo il precariato e di sviluppare le professionalità mediante una formazione adeguata”. Insomma, l'ambizioso progetto del neorettore, sottoscritto dal prorettore Pioletti, è di (ri)costruire un Ateneo all'insegna dell'autonomia, della trasparenza e della professionalità, senza dimenticare la centralità della ricerca e il processo d'internazionalizzazione di cui l’ateneo deve rendersi protagonista. Insomma, il ritorno, per dirla con lo stesso Pioletti, “a un'Istituzione pubblica per il pubblico, non più un luogo di raccolta del consenso politico”.                                                            •