ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Televisione

Universo reality

di Flaminia Belfiore

A sparare sui reality sono tutti bravi. E’ uno sport nazionale, le dichiarazioni fioccano: “basta con questa tv spazzatura!”, “sono troppi, sono ripetitivi!”, “sono personaggi semisconosciuti, chi se li fila?!” eccetera. Ed è tutto vero, caspita. Troppi sono troppi, e infatti gli ascolti generali sono un po’ calati e qualcuno ha anche dovuto chiudere prima per manifesto insuccesso, vedi “Reality Circus” della D’Urso (ne avessi visto cinque minuti! Ma ho letto che la D’Urso urlava allieeeviiiiii, esattamente come prima urlava ragaaazziiiii o contadiiiniiii! Sarà stato per questo?).
I personaggi sono spesso davvero sconosciuti (fino alle scorse edizioni ce l’ho fatta ma quest’anno ho gettato la spugna, lo confesso: non ho idea di chi siano Luca Calvani e Linda Santaguida che pure stavano sull’Isola dei Famosi… è un problema mio?)  ma l’importante è che diventino noti DOPO essere usciti dal reality. Scopo primario del partecipante al reality infatti, si sa, è l’accaparramento di serate in discoteca e ospitate tv nel più breve tempo possibile, ovvero prima dell’inesorabile rientro nell’ombra. Anche se per qualcuno non è andata così.
C’è una certa Eleonora che non se la cava affatto male come presentatrice a Uno Mattina: forse non tutti sanno o si ricordano che è uscita dalla Casa del Grande Fratello. Altri ex-fratellini fanno tv in pianta stabile o vengono chiamati a far gli attori impegnati, come Luca Argentero che ha recitato con la Comencini. Le opportunità ci sono, i signori Nessuno possono diventare personaggi e i dimenticati-da-tutti a volte vengono miracolati e tornano a beneficiare di onori e cachet altrimenti impensabili.
Perché checché se ne dica, i reality tirano ancora. Non tutti, certo. Occorre la formula giusta, azzeccare quel giusto mix tra conduzione, autori e partecipanti che però, quando c’è, decreta audience e successo. E non credo a chi dice di non vederne mai nemmeno uno. Perché poi c’è reality e reality, e alcuni sono camuffati da varietà tipo Ballando con le Stelle o Music Farm, ma se date un’occhiata ai siti specializzati, ad esempio Reality House, scoprite che in Italia tra canali analogici, digitali e satellitari i programmi che in qualche modo contengono pezzi di “realtà” sono vicini a un centinaio! 

L’ho messa tra virgolette, certo. Credo che in fondo sia tutto qui il nocciolo della questione, l’oggetto di ogni discussione. Realtà non significa Verità. Faccio un esempio. Una delle principali accuse mosse dai detrattori dei reality è: i partecipanti sanno benissimo di essere spiati, sono circondati dalle telecamere, sull’Isola hanno addirittura gli operatori davanti, addosso, vicinissimi.
E’ vero, eppure come - purtroppo - abbiamo visto, questo non li trattiene affatto da reazioni inconsulte e assolutamente spontanee. Ma: chi ha detto che reality debba significare per forza spiare dal buco della serratura qualcuno che non sa di essere visto? Quella è un’altra cosa, molto più vicina al voyeurismo… Se no dobbiamo rifarci all’indimenticato Specchio Segreto di Nanni Loy, precursore degli Scherzi a Parte, che mostrava le reazioni “reali”, in quanto non inquinate dalla consapevolezza di essere ripresi, dei malcapitati in situazioni difficili.
Ora, i cosiddetti reality con tutto questo c’entrano poco o nulla. Sono prima di tutto gare, non dimentichiamolo, e lo dichiarano apertamente: c’è un vincitore che alla fine si aggiudica un premio, e per arrivarci deve sbaragliare gli altri concorrenti. Quindi è chiaro che essendo in gioco, ognuno cerchi di agire in funzione del miglior risultato possibile. Perché dovrebbe essere “vero”? Semmai deve essere furbo nell’attuare le strategie che potranno farlo avanzare grazie ai voti del pubblico.
Assistere ad un reality è divertente proprio se non si cerca a tutti i costi lo “sguardo dalla serratura” ma si seguono i comportamenti dei protagonisti alla luce delle diverse situazioni generate dagli autori del programma. Capire il motivo di certi comportamenti, studiare l’evolvere dei rapporti tra persone con caratteri diversi, in fondo dovrebbe essere questo l’interesse del telespettatore.
Io sono rimasta molto colpita da un pezzo di “verità tv” su cui poi si sono scatenati tutti i programmi d’intrattenimento. E’ successo all’Isola. Un tipo che faceva il macho, duro e puro, che voleva mettere in fila gli altri, quel Den Harrow di cui a malapena ricordavamo l’attività di cantante negli anni ’80, ha pianto in diretta come un bambino miagolando alla sua compagna “non mi stai tradendooo? Non è che tu sei contenta che io sono qui perché stai meglio senza di meeee?”. Al di là delle risate garantite, fa riflettere che certe personalità in situazioni di disagio si sgretolino così facilmente. Oh, quelli fanno la fame sul serio altro che storie, anche se c’è chi continua a dubitarne (“è tutto finto, gli danno da mangiare appena non sono inquadrati, hanno i cestini della produzione…). Invece non solo la fame è una cosa vera, ma vere sono le dinamiche che si creano all’interno dei gruppi, e questo vale non solo per l’Isola, a mio parere il re del genere, ma per tutti i programmi in cui una decina di persone viene costretta a interagire e confrontarsi con problemi in situazioni forzate. 
Ma - ecco il limite dell’attuale circo mediatico - le reazioni estreme, le liti, le ingiurie troppo spesso diventano “il” programma. Se ne discute troppo, vengono riprese e replicate all’infinito, ingigantite dai commenti.
E poi fanno dire alle brave persone: “I reality, puah! Tutta spazzatura!”.
Questo autunno però un nuovo format ha avuto un successo immediato e forse inaspettato: parlo de La Pupa e il Secchione, programma in cui una bella ragazza si impegnava a dirozzare un ragazzo timido e imbranato ma molto studioso, che in cambio le dava lezioni intensive di cultura generale. Non mi è piaciuta la premessa in termini, che cioè le ignoranti dovessero essere per forza le ragazze (e però mi chiedo dove le abbiano prese, perché più che impreparate davano l’impressione di farlo apposta: non si può scambiare Dante Alighieri per un capo indiano…!), non mi è piaciuto come venivano ridicolizzati i ragazzi bravi ma bruttini, non mi è piaciuto che si cercasse in tutti i modi di ottenere almeno un innamoramento fra una Bella e una Bestia nel corso del programma. Ma devo inchinarmi ai dati d’ascolto: è stata la rivelazione della stagione, segno che qualcosa ha funzionato.
Sì, io difendo i reality, li seguo quando posso (cioè pochissimo!), ma non mi unisco al coro dei detrattori a tutti i costi. Che poi magari sono gli stessi che si nutrono di soap a puntate o di risse calcistiche… e allora, a ciascuno il suo trash!                                                          •