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Monasterium album |
Bisogna anticipare che
Misterbianco, nell'attuale posizione dal l669, si trovava anticamente su di un
colle pochi chilometri più in alto e distrutto interamente dall'eruzione vulcanica
del 1669. Il nome deriva probabilmente dal fatto che esisteva un "Monasterium
Album" di frati domenicani dal quale poi il nome Misterbianco. Dell'immagine dell'antico
paese non rimangono che pochi dipinti che la raffigurano attraversata da un piccolo
fiume, l'Amenano, di fondamentale importanza per l'economia del paese basata soprattutto
sull'agricoltura, l'allevamento di bestiame e del baco da seta. Tutt'oggi il fiume
Amenano scorre sotterraneo fino al mare, passando per il centro di Catania dove
riemerge per dar vita alla fontana denominata "L'acqua a linzolu" (acqua in abbondanza).
Sommerso da due grandi bracci di lava che l'accerchiarono completamente, ciò che
rimane ai posteri è un querceto, una piccola casa con due cisterne, la chiesetta
rurale della "Madonna degli Ammalati" e il campanile della Chiesa Madre detto
"U Campanarazzu". Nella ricostruzione, pochi chilometri più a valle, della nuova
Misterbianco si cercò di ricreare fedelmente l'antico centro abitato costruendo
similmente la nuova "Chiesa Matrice" e la piazza dei Quattro Canti dove ad ogni
angolo vennero edificati i quattro palazzi appartenenti alle famiglie più in vista
del vecchio nucleo urbano: Santonocito, Scuderi, Anfuso e Santagati. Tracce di
edifici greci, romani e medievali si ritrovano in alcuni dipinti del paesaggista
francese Jean Houel giunto in Sicilia nel 1776. Acquistati dalla Zarina Caterina
II di Russia i dipinti originali sono custoditi presso il museo Ermitage di S.
Pietroburgo. Poco conosciute sono le zone archeologiche del territorio misterbianchese.
A ridosso dell'odierna zona commerciale sono stati rinvenuti reperti risalenti
al periodo neolitico (ceramiche di uso domestico) e altri insediamenti di età
greco-romana. Inoltre il territorio è attraversato dall'acquedotto licodiano di
epoca greco-romana che portava l'acqua da Santa Maria di Licodia fino a Catania. |
LE
TERME ROMANE
"I luoghi si nobilitano dinnanzi a monumenti del passato, che diventano testimonianze delle nostre origini". È stato Ugo Gioviale, Sovrintendente ai Beni Culturali di Catania a 'battezzare' la rinascita delle Terme romane riconsegnate alla città lo scorso luglio dall'amministrazione comunale. Questo bene archeologico, risalente probabilmente all'epoca Imperiale testimonia come il sito misterbianchese rappresentasse una via di transito molto importante che collegava i villaggi etnei non solo a Catania ma anche ai siti di Lentini ed Agrigento. I lavori per la ristrutturazione delle "Terme" miracolosamente rimaste intatte nonostante i secoli trascorsi, sono costati all'amministrazione comunale circa 600 milioni. Nel corso della cerimonia di riconsegna, il sindaco Nino Di Guardo ha ringraziato tutti gli addetti ai lavori che hanno partecipato all'operazione di ripristino, "ma soprattutto - ha sottolineato - gli abitanti del quartiere Terme che hanno pazientemente sopportato i disagi che un cantiere archeologico comporta". In oltre quattro mesi di scavi accurati, seguiti da apparecchiature computerizzate, la Soprintendenza è riuscita a ricucire momenti di storia che, altrimenti, sarebbero appartenuti solo al passato. A coordinare i lavori di scavo è stata Gioconda Lamagna, dirigente della sezione ai Beni Archeologici di Catania. "Abbiamo cominciato senza sapere dove andavamo a finire. Ci aspettavamo di trovare la continuazione delle Terme ed invece non è stato così. Sono venuti alla luce oggetti come anfore, vasellame, ossa di animali che probabilmente venivano cucinati, antiche monete e questi ritrovamenti ci fanno pensare a questa come parte dedicata alle cucine." Le "Terme romane", come altre testimonianze di alto valore archeologico della nostra zona, mostrano alcuni aspetti architettonici risalenti al II e III secolo, altri addirittura al periodo che va tra il V e VIII secolo dopo Cristo. |
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