Dalla cenere dell'Etna
il pistacchio siciliano
Il pistacchio (Pistacia Vera L.) appartiene al genere Pistacia della famiglia
Anacardiaceae. Conosciuto e coltivato da secoli, il pistacchio fu introdotto in
Sicilia dai Romani e si diffuse soprattutto sotto la dominazione degli Arabi,
che utilizzando proprio la terra lavica bonificata dalla cenere espulsa dall'Etna,
lo coltivarono sul posto e tramandarono nel tempo tale insegnamento ai contadini
locali.
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In Sicilia l'area di coltivazione principale, con quasi 3.000 ettari in coltura
specializzata, è localizzata nella provincia di Catania, in particolare
nei territori comunali di Bronte ed Adrano dove si concentra l'80% circa della
superficie regionale. Dal punto di vista altimetrico le superfici destinate al
pistacchio vanno dai 300 agli 800 metri s.l.m. Il clima è quello tipico
mediterraneo. I terreni sono rocciosi, lavici e con limitato strato arabile. In
questo contesto pedoclimatico la coltura del pistacchio trova un habitat che,
pur difficile, riesce a sfruttare per il meglio strappando nutrimento dalla viva
roccia e trasformandolo in una produzione di alto pregio. Questa capacità
del pistacchio di valorizzare ambienti disagiati, tanto per le piante, quanto
per l'uomo, rende il pistacchio un albero prezioso, difficilmente sostituibile
e, quindi, da conservare e valorizzare nella già consolidata tradizione
siciliana. La pistacchicoltura oltre ad avere una funzione fondamentale che è
quella conservativa e paesaggistica della nostra area, costituisce anche il nucleo
centrale dell'intero sistema economico agricolo locale, con elevate aliquote di
reddito e di occupazione.
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Il sistema economico ruota attorno alla commercializzazione del prodotto che
viene lavorato e venduto dai commercianti locali in tutto il mondo, dove il prodotto
è apprezzato, soprattutto nel settore dolciario e gastronomico, per le
sue caratteristiche peculiari quali il tipico colore verde intenso, l'aroma delicato
e dolce, la ricchezza in oli, in vitamine, ecc. Negli ultimi anni, la trasformazione
del prodotto sta rappresentando per l'economia locale un ulteriore valore aggiunto
rilanciando ulteriormente la validità del prodotto ed esaltandone le qualità.
Inoltre, il pistacchio ha assunto una notevole importanza in questi ultimi anni
in seguito alle numerose attività promozionali e di marketing organizzate
dall'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste con la fattiva collaborazione
dell'Unità Operativa n. 75 - SOAT di Bronte (che ci ha fornito queste foto).
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LE ARANCE ROSSE
Le arance rosse, dette anche "pigmentate",Tarocco, Moro e Sanguinello,
hanno come principale caratteristica distintiva la presenza nella polpa e nella
buccia di pigmenti, detti antociani, che conferiscono ai frutti un particolare
colore "rosso rubino". La produzione di queste arance è tipica
della zona posta a sud, sud-ovest dell'Etna, tra le provincie di Catania, Enna,
Siracusa e Ragusa. Al di fuori di quest'area, le arance pigmentate perdono le
loro caratteristiche qualitative di pregio (con riferimento soprattutto all'equilibrato
rapporto tra zuccheri ed acidi) e non presentano più la loro caratteristica
colorazione rossa. Quest'ultima, infatti, si evidenzia con le basse temperature
invernali, favorite dalle escursioni termiche che si verificano in autunno e in
inverno fra il giorno e la notte. Queste condizioni ambientali, che a quanto pare
sembrano proprio legate alla presenza dell'Etna, non si verificano in nessun'altra
regione dell'area mediterranea e del continente americano.
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Pertanto, la Sicilia può essere considerata la patria di elezione delle
arance rosse proprio perché è il luogo dove queste varietà
di agrumi (Tarocco, Moro e Sanguinello) trovano le condizioni ambientali idonee
per esprimere al meglio le loro caratteristiche genotipiche. Nella fase di maturazione
dei frutti, nella nostra area si verificano temperature rigide di notte e un'esposizione
a luce molto intensa di giorno (radiazioni di lunghezza d'onda superiore a quella
necessaria per la fotosintesi): questi due fattori climatici permettono la formazione
(nella giusta proporzione) di tutti quei composti responsabili delle qualità
organolettiche dei nostri frutti. In particolar modo si favorisce la formazione
del precursore specifico dei flavonoidi, dai quali, mediante riduzione enzimatica,
si originano le antocianine. Nella nostra area, inoltre, l'abbondante dose d'insolazione
permette la formazione di alti livelli di zucchero nei frutti, fondamentali per
la formazione del sapore.
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